Esistono diverse patologie cardiache che si tende a sottovalutare, ma che costituiscono una delle principali cause di morte nel mondo
Le cardiopatie sono la prima causa di morte nel mondo, in particolar modo tra le varie spicca la sindrome coronarica acuta, spesso indice di un infarto del miocardio o addirittura di un imminente arresto cardiaco. Le cardiopatie condizionano allo stesso modo la vita degli uomini e delle donne e riguardano le diverse fasce d’età della popolazione, risultando la maggior causa di decesso nei paesi industrializzati.
Quali tipi di cardiopatie esistono?
Quando si parla di scompenso cardiaco si intende una condizione in cui il cuore non soddisfa le esigenze metaboliche dei tessuti, pertanto è necessario identificare la natura di tale scompenso e i fattori che lo rendono acuto. Lo scompenso cardiaco congestizio è solitamente causato da una funzione ventricolare compromessa, ad esempio la cardiopatia coronarica, l’ipertensione, la valvulopatia, la cardiopatia congenita, l’etilismo cronico e la cardiomiopatia dilatativa. Inoltre, esistono ulteriori cause che condizionano il funzionamento del cuore, come nel caso delle cardiomiopatie restrittive, l’ipertrofia miocardica e le malattie pericardiache.
Spesso lo scompenso è causato da altre condizioni di malattia che danneggiano il cuore, rendonone le camere rigide e inefficaci alla contrazione. Tra le malattie più comuni si riscontrano la cardiopatia ischemica e l’ipertensione arteriosa.
Le cardiopatie ischemiche
Le cardiopatie ischemiche solitamente comprendono:
- ischemie silenti,
- infarto del miocardio dolore toracico,
- scompenso cardiaco,
- morte improvvisa.
Il sintomo frequentemente percepito è il dolore al petto che può essere associato ad un alto rischio di eventi pericolosi legati all’ arresto cardiaco, pertanto è necessario ricorrere a terapie e diagnosi tempestive. Solitamente la cardiopatia ischemica è causata dall’ arteriosclerosi, la quale comporta il restringimento delle arterie a causa della presenza di ateromi. Nello specifico, l’ateroma è una massa fibroadiposa che si deposita nella parete interna delle arterie, infatti l’arteriosclerosi è considerata anche una malattia fibrotico-infiammatoria.
L’arteroma, di conseguenza, causa un restringimento ed un irrigidimento delle pareti arteriose che pian piano non riescono a pompare regolarmente il sangue. Inoltre, la presenza del materiale fibroso può causare la formazione di trombi che danno origine a processi trombotici.
I fattori di rischio delle cardiopatie ischemiche
Esistono dei fattori di rischio predisponenti alla base della cardiopatia ischemica che possono derivare da condizioni modificabili o non modificabili. Ad esempio, i fattori di rischio modificabili consistono nel cambiare il proprio stile di vita adottandone uno maggiormente sano, talvolta anche assumendo farmaci .
È necessario tenere sotto controllo i livelli di ipertensione arteriosa, diminuire il fumo, reintrodurre il consumo di vegetali e frutta, condurre stile di vita attivo, tenere sotto controllo i livelli di glicemia nel sangue, insulina e diabete. I fattori di rischio non modificabili includono le malattie ereditate geneticamente, l’età del paziente e il sesso maschile che ha una maggiore incidenza di cardiopatia ischemica rispetto alle donne prima della menopausa.
Per condurre la diagnosi servono degli esami strumentali, come l’elettrocardiogramma, i test provocativi e le scintigrafie miocardiche. Le terapie variano in seguito all’identificazione dei fattori di rischio o predisponenti, essi possono essere terapie farmacologiche o di rivascolarizzazione meccanica, ad esempio un’angioplastica. In molti casi è molto importante la prevenzione delle cardiopatie ischemiche attraverso controlli costanti e l’adozione di uno stile di vita più sano.
L’ipertensione
Altra causa di scompenso cardiaco è l’ipertensione, ovvero un innalzamento dei valori di pressione sistolica e diastolica. L’ipertensione può essere primitiva o secondaria: la prima riguarda il 95% dei pazienti ha un’eziologia sconosciuta, probabilmente causata da condizionamenti ambientali come un forte livello di sedentarietà, obesità, stress e componenti della dieta, oppure da influenze genetiche.
L’ipertensione secondaria, invece, riguarda solo il 5-10% dei casi, in particolar modo pazienti giovani. Essa ha un origine prettamente patologica che può essere ricondotta ad una stenosi dell’arteria renale, ad una malattia parenchimale renale, a malattie endocrine oppure alla coartazione aortica.
I fattori di rischio dell’ipertensione
Alla base dell’ipertensione esistono alcuni fattori predisponenti e di rischio che possono riguardare comportamenti di salute sbagliata o fattori genetici. Questi ultimi sono considerati molto importanti perché predispongono il soggetto ad un maggior rischio di patologie cardiovascolari come insufficienze renali, ictus o complicanze dell’ipertensione. La diagnosi dell’ipertensione deve basarsi sulla stima del rischio cardiovascolare totale del paziente. Tuttavia, i processi diagnostici devono portare ad una stabilità dei livelli di pressione arteriosa, identificare le cause secondarie di ipertensione e valutare il rischio globale di scompensi cardiovascolari.
La terapia si basa prevalentemente sul controllo della pressione arteriosa e degli eventuali effetti collaterali utilizzando, se necessario, un solo farmaco. Talvolta, è indispensabile cambiare il proprio stile di vita per tenere sotto controllo la pressione arteriosa, quindi: mangiare sano, praticare attività fisica, smettere di fumare e di abusare di alcolici sono alcuni metodi preventivi in grado di regolare la pressione arteriosa.
Presso il laboratorio Gestione Centro Ricerche Cangiano, è possibile effettuare diversi test predittivi sul DNA per valutare il rischio genetico connesso con le malattie cardiache.