Ci sono numerose evidenze scientifiche che dimostrano come il vaccino anti-Hpv si riveli particolarmente efficace contro il papillomavirus umano. Eppure, secondo ciò che hanno affermato gli esperti della Fondazione Gimbe, sarebbe ancora poco usato per la prevenzione. Tra l’altro questo vaccino anti-Hpv sarebbe molto importante per ridurre i tumori che possono svilupparsi in seguito al contagio da papillomavirus. Proprio per questi motivi sarebbe auspicabile l’uso di un vaccino ancora più diffuso in termini preventivi.
Che cos’è l’Hpv
L’Hpv è un virus che si trasmette attraverso i rapporti sessuali non protetti. Il microrganismo è anche alla base dello sviluppo del più del 90% dei carcinomi della cervice uterina e dei carcinomi all’ano. Inoltre può essere considerato anche la causa principale di molti tipi di neoplasie alla vagina, al pene e alla vulva, oltre che una causa di sviluppi di tumori orofaringei.
In Italia abbiamo a disposizione tre tipi di vaccini anti-Hpv. In particolare il bivalente, il quadrivalente e il 9-valente, con livelli di protezioni differenti. Secondo il piano nazionale di prevenzione vaccinale che è stato elaborato fino al 2019, il vaccino anti-Hpv non è obbligatorio.
Tuttavia gli esperti concordano sul fatto che sia altamente consigliato per i ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 12 anni, prima dell’inizio dell’attività sessuale. Ci si può vaccinare gratuitamente e l’obiettivo delle autorità sarebbe quello di raggiungere, entro il prossimo anno, la copertura del 95%.
Le dichiarazioni della Fondazione Gimbe
Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, si registra una copertura vaccinale anti-Hpv in riduzione davvero drastica negli ultimi anni. Tutto ciò può essere rapportato ad un esempio molto evidente di come una prestazione di grande valore venga sottoutilizzata. Negli ultimi tempi, secondo Cartabellotta, sono emerse sempre più prove scientifiche dell’utilità di questo vaccino.
Eppure molti continuano ancora a non farvi ricorso, anche se c’è una dimostrazione molto più adeguata sulla sicurezza anche in termini di riduzione degli effetti collaterali che il vaccino potrebbe provocare. Tutto ciò si traduce in danni molto elevati, che non riguardano soltanto le condizioni di salute dei pazienti. Infatti, proprio in seguito alla riduzione della copertura vaccinale, è aumentata la diffusione delle patologie correlate al contagio da Hpv e, di conseguenza, si registrano sempre più costi per l’assistenza sanitaria.
I dati nazionali sulla vaccinazione anti-Hpv
Molto interessante si rivela l’esame dei dati nazionali che si riferiscono alla copertura vaccinale relativamente al vaccino anti-Hpv. I dati ci vengono forniti dal Ministero della Salute e sono relativi all’anno 2016. Soprattutto per le ragazze, la copertura è davvero in discesa.
Mentre per i nati tra il 1997 e il 2000 si aveva una copertura intorno al 70%, progressivamente i tassi di copertura sono scesi, passando al 65,4% per i nati nel 2002 e al 62,1% per i nati nel 2003. Per i soggetti nati nel 2004 si è arrivati addirittura ad una copertura del solo 53%.
Si registrano ampie differenze anche a livello regionale, con coperture per ciclo completo più alte in Valle d’Aosta, pari al 72,5%, per scendere al 24,8% in provincia di Bolzano. E’ importante conoscere lo status basale relativo all’infezione da HPV per poter massimizzare l’efficacia della vaccinazione anti-HPV. E’ possibile determinare lo status basale relativo all’infezione da HPV con analisi del DNA in campioni della cervice che si effettua presso il nostro laboratorio. Il test permette di stabilire non solo se si ha o meno un’infezione da HPV ma anche di quale/i tipo/i di HPV si tratta.